Viviamo in un'epoca in cui la comunicazione ha un'importanza sempre più fondamentale ed impatta su tutta la nostra vita: le nostre relazioni interpersonali, i nostri rapporti di lavoro, la comunicazione con noi stessi e, per chi esercita ruolo di leadership, l'economia, la finanza e tutti gli aspetti della nostra vita.
Nonostante ciò si notano nei messaggi delle persone che influenzano masse di altre persone un uso non appropriato della comunicazione con messaggi che portano nella direzione contraria a quella desiderata, cosa ancora più importante in epoca di crisi climatica e crisi dovuta alla diffusione di virus.
In questo articolo parlerò in estrema sintesi di qualcosa di molto potente soprattutto perché avviene normalmente sotto la nostra soglia di consapevolezza: come usare strategicamente la negazione per raggiungere i risultati comunicativi desiderati (e come non usarla).
"L'Italia non si ferma"
Quando leggi questa frase cosa ti rappresenti internamente? Normalmente non siamo consapevoli di come elaboriamo il linguaggio visto che è un processo automatico pertanto soffermiamoci per un attimo a notare cosa succede dentro di noi quando leggiamo la frase "l'Italia non si ferma".
Quali immagini ci vengono in mente? Quali suoni? Quali sensazioni? Avvertiamo degli odori, dei gusti?
In estrema sintesi (e semplificando) il linguaggio che leggiamo o ascoltiamo viene tradotto dentro di noi in rappresentazioni (primarie) che sono direttamente collegate ai sensi: immagini (vista), suoni (udito), sensazioni (tatto o percezioni provenienti dai recettori interni), odori (odorato) e gusti (gusto). In questo modo diamo un senso a quello che leggiamo o ascoltiamo.
Cosa ti rappresenti nella tua mente se ti dico ad esempio "non bisogna avere panico"?
Le rappresentazioni primarie non possono rappresentare il "non" se prima non viene generata l'esperienza che si vuole negare, pertanto ci creeremo un'esperienza multisensoriale del "panico" e poi faremo qualche operazione interna per dare senso al non (per esempio potremo far sparire l'immagine o metterci una X sopra o...). Tutto questo avviene molto velocemente e sotto la soglia di consapevolezza.
A livello di rappresentazioni primarie la frase diventa dunque:
bisogna avere panico, non
Tutto ciò ha un impatto, nel caso della frase appena citata sperimenteremo "panico" per capire la frase che abbiamo appena letto o ascoltato.
Cosa succede dunque quando leggiamo la frase "l'Italia non si ferma"?
Penseremo prima "l'Italia si ferma" e poi elaboreremo la negazione e tutto questo ha un impatto (volevamo veramente far pensare a chi ci ascolta che "l'Italia si ferma", se sì abbiamo ottenuto il risultato, altrimenti dobbiamo cambiare modo di comunicare).
Cambiamo subito lo slogan e trasformiamolo ad esempio in: l'Italia agisce!
Tutto un'altro impatto a livello inconscio.
E' una questione di responsabilità!
Questa semplice spiegazione di un fenomeno complesso ci dovrebbe far riflettere. Chi ha ruoli di responsabilità, comunicatori, politici, leader aziendali, insegnanti, genitori e chiunque sia interessato ad avere un impatto positivo con la propria comunicazione dovrebbe conoscere questi meccanismi e fare una cosa molto semplice.
Allenarsi, allenarsi, allenarsi ad usare affermazioni invece di negazioni quando quello che viene negato è ciò che non desidero appaia nella mente dei miei interlocutori!
Ci sono delle eccezioni a questa regola, che hanno a che fare con i sistemi motivazionali delle persone. Di questo parleremo in altra occasione.